La notizia che Amazon, a partire dall’anno prossimo, abolirà (salvo casi eccezionali) lo smart working ci dice che probabilmente il mondo è tornato alla “normalità”. Avendo ben presente il concetto di “relatività” (in cui possiamo far rientrare la definizione di “normalità”) la decisione della società di Seattle ci dice che forse ci siamo lasciati definitivamente alle spalle “l’emergenza Covid”. Molteplici, in questi mesi, sono stati i segnali provenienti dal mondo imprenditoriale, via via rivolto alla riduzione dell’attività da “remoto”, ma, in tutta evidenza, la vera svolta potrebbe arrivare ora. Vale la pena ricordare che si sta parlando di una delle più grandi aziende al mondo, con una forza lavoro pari a circa 1,5 ML di lavoratori. Destinata, quindi, a “fare scuola”.
In un concetto più ampio, si può dire che quanto sta accadendo a livello macro-economico rientra in questo processo di “normalizzazione” (anche se non è così a tutte le latitudini, vd, per esempio, la Cina, che fatica non poco a mantenere un ritmo di crescita per lei “accettabile”, equivalente al + 5%). L’inflazione, dopo i picchi del 2022, è “rientrata nei ranghi”, anche se la marcia non è ancora finita. I tassi sono ovunque destinati a scendere (fatto salvo, in questo periodo, il Giappone, ma quello, come più volte ricordato, è “un mondo a parte”), anche se è assai improbabile, per non dire impossibile, che si rivedano (almeno per qualche generazione) tassi sotto zero (col senno di poi una delle cause, se non la maggiore, delle anomalie che ci siamo trovati ad affrontare, vedi il paradosso dei rendimenti negativi su una parte consistente di titoli obbligazionari, o il mare di liquidità che ha inondato i mercati). E anche le politiche fiscali che i vari Governi (vd il PNRR in Europa) hanno varato o sono avviate alla conclusione o sono entrate nella loro secondo parte di vita.
L’attesa per le decisioni della FED oramai sta per finire (dovrebbero arrivare verso le 20.00 ore italiane di questa sera), essendo in giornata atteso il comunicato che dovrebbe confermare il primo di una lunga serie di tagli del costo del denaro (se ne stimano, da qui a fine 2025, almeno 10).
Il dato sui consumi americani, migliori del previsto (+ 0,1% ad agosto, contro una previsione di – 0,2%), non ha fatto venir meno l’eventualità che Powell proceda con una scelta “forte”, nella convinzione che in questo modo l’economia americana possa mantenere una traiettoria in crescita.
La predisposizione ai consumi da parte delle famiglie americane ci dice sostanzialmente 2 cose: la prima è che probabilmente le “risorse” finanziarie, per quanto siano diminuite rispetto alle punte del 2021 e del 2022, non sono ancora finite. La seconda ha una matrice più “emozionale”, ma non per questo meno importante: predisposizione ai consumi significa, in altre parole, fiducia nel futuro. Se il futuro facesse paura, infatti, la prima reazione sarebbe “l’accantonamento” per poter fronteggiare momenti ben più difficili, con disoccupazione in aumento e redditi in calo. Così, evidentemente, non è per i cittadini americani, forti di una disoccupazione a livelli contenuti e un PIL che, su base annua, ha percentuali di crescita non lontane dal 3%. Altresì, evidentemente, ritengono che la “Corporate America” sia più forte di qualsiasi esito elettorale, nella convinzione che chiunque possa essere il vincitore, l’economia americana non dovrebbe uscirne indebolita (paradossalmente le preoccupazioni sull’esito delle Presidenziali forse sono maggiori nel resto del mondo, vedi, per es, Europa e Cina, dove l’introduzione o meno di dazi può incidere non poco sull’andamento dell’economia, come, dall’altra parte, gli investimenti sulla difesa nel caso di una vittoria di Trump, che ha già proclamato a chiare lettere che sotto di lui gli Usa saranno un po’ meno “i gendarmi del mondo”, richiamando i Paesi Nato ad aumentare le spese militari).
Ieri sera, dopo aver toccato nuovi massimi, tornando ai livelli di metà luglio, Wall Street ha chiuso sulla parità (Dow – 0,04%, Nasdaq + 0,05%).
Riapre, dopo 2 giorni di chiusura per festività, Shanghai, in rialzo dello 0,4%.
Positivo anche il Nikkei a Tokyo (+ 0,49%). Chiusa invece Hong Kong per festività.
Leggermente positivo il Kospi a Seul (+ 0,13%).
Futures ancora una volta moderatamente positivi ovunque (+ 0,10/+ 0,17%).
Petrolio per una volta senza particolari sbalzi (WTI $ 70,64).
Gas naturale Usa $ 2,326, sui livelli di ieri.
Oro a 2.572, dopo che nella giornata di ieri era arrivato sino a $ 2.589.
Spread a 135,2, senza particolari scossoni.
BTP a 3,51%.
Bund 2,16%.
Treasury a 3,64%.
€/$ sempre in area 1,11 (1,1122).
“valica” i $ 60.000 il bitcoin (60.445), probabilmente spinto dalla notizia che Trump ha deciso di lanciare una nuova piattaforma per lo scambio di criptovalute (World Liberty).
Ps: si continua a parlare dei pericoli, per i più giovani, che possono derivare dall’eccessivo utilizzo dei social. Ecco, quindi, che Instagram, una delle piattaforme più usate (264 ML di utenti a livello UE, 39,4 ML (!) in Italia), ha deciso di mettere dei limiti per i minori. Gli under 18 avranno come impostazione predefinita “privati” (vale a dire che ogni nuovo “follower” dovrà essere approvato). In secondo luogo, i minorenni avranno per default il filtro più restrittivo per vedere i contenuti postati da altri. E poi, dalle 22 alle 7 le notifiche saranno disattivate e i messaggi avranno una risposta automatica. Infine, gli under 16 non potranno modificare nessuna di queste impostazioni senza l’assenso espresso dei genitori. Insomma, si torna alla vecchia regola educativa in cui i no possono avere anche una valenza positiva.